"SEI GIORNI" Una storia raccontata per immagini, divisa in 6 giorni e composta da 6 fotografie per giorno. La storia di un personaggio che decide di uscire dalla routine e di cambiare vita. Ma.....
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Prefazione al libro “Sei giorni” di Carlo Ferrara
“È quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani.”
Augusta Amiel-Lapeyre, Pensieri selvaggi, 1909
David Lynch una volta disse di essere sempre stato affascinato dalla rovina, dalle fabbriche, viste come enormi mostri abbandonati, come cattedrali; tutto questo traspare dalle fotografie prodotte durante moltissimi location shootings, alla ricerca di luoghi dove poter girare i suoi film — “Mi piace andare in strani mondi. Accadono molte cose quando apri te stesso al tuo lavoro e ti lasci reagire ad esso. Ogni lavoro ti parla, e se stai ad ascoltarlo, ti porterà in luoghi che non hai mai nemmeno sognato”.
Luoghi simili, svelati dalla passione e da lunghe ore trascorse ad ascoltare la propria produzione artistica, oggi ospitano la fantasia di Carlo Ferrara il quale ha raccolto in questo bel libro la composizione del suo progetto fotografico; ma nel disfacimento dell’archeologia industriale che lui usa come palcoscenico non troviamo la malinconia e il degrado di Lynch — spesso resi oscuri protagonisti da molti artisti che frequentano questo genere fotografico — né il desiderio della catalogazione di Bernd e Hilla Becher, bensì una breve storia, un racconto che si disvela nell’arco di sei giorni. Racconto del quale lui è non solo il protagonista ma anche co-protagonista, perché in alcune immagini scorgiamo il suo doppio, non riflesso nello specchio di Joubert nel quale rivedere gli assenti, ma piuttosto in quello di Pessoa “che ci rimandi a noi come persone viste dal di fuori, perché non c’è specchio che ci tiri fuori da noi stessi.” È da un’ordinaria quotidianità, da questo precipizio della noia — colmo di abitudini delle quali spesso perdiamo consapevolezza — della quale Ferrara popola il suo primo giorno, che nasce la vitale necessità di sentirsi altrove e si apre la più coraggiosa di tutte le azioni: quella della partenza, gioia per colui che sa dare valore alla libertà. Un viaggio quello affrontato dall’artista: e proprio perché viaggiare ci lascia senza parole e poi ci trasforma in un narratore, lui ci racconta di luoghi dell’attesa, tra immobilità e speranza, dove succedono incontri portatori di mistero; ci parla di vasti sentimenti concentrati, come il vizio, la disperazione di vivere e le agonie dell’incertezza. Ma anche di spiritualità, di fiducia nel futuro; un futuro non giocattolo della speranza, ma atto che manifesta l’assoluto accordo con l’uomo: quello della presenza di un bimbo, perché il futuro — come diceva una grande dama — appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Ma tutti questi sogni sono immagini composte sempre con un pizzico di ironia, forse proprio perché in Ferrara, come in tutti noi, il bambino comincia prima del suo inizio.
La ricerca di questo fotografo è opera: una ricerca della verità in mezzo all’errore, della felicità nell’esplorazione del proprio spirito, un viaggio per toccare con mano i limiti della propria comprensione, un percorso che lo costringe a rifare i conti col suo mondo e le sue certezze. Ma un percorso non cupo o disilluso, pregno di incubi, ma un cammino di speranza, un sogno fatto da svegli: “è possibile immaginare qualunque sentiero da percorrere, ma la fine della strada nessuno potrà mai vederla”.
Lasciamoci quindi trasportare nel racconto di questo viaggio nel mondo interiore dell’autore, perché è anche il nostro racconto, il nostro viaggio, il nostro mondo. Un mondo ricco di sogni verso i quali occorre camminare, altrimenti — come ricordava Romano Battaglia — perderemmo l’incanto della vita.
Marco Maroccolo, Gennaio 2015.
"SIX DAYS" A story told in pictures, divided in six days and consists of 6 images per day. The story of a character who decides to get out of the routine and to change their lives. But .....
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